Come tutte le scienze, anche quella riguardante l’analisi e la comparazione delle scritture, un tempo definita perizia calligrafica, si è evoluta.

Il metodo di indagine più antico è quello calligrafico o grammatomorfico consistente nel confronto statico delle singole lettere o di elementi di esse (gramma).

Un primo decisivo passo in avanti è stato fornito dal metodo grafometrico che supera la valutazione estimativa dei fenomeni grafici per tradurli in misure obiettive, millimetriche e statistiche.

Un ulteriore progresso è rappresentato dal metodo grafocinetico che si basa sullo studio del ritmo e sul concetto che la scrittura non può essere considerata in termini strettamente matematici, in quanto viva e dinamica. 

Un decisivo progresso è stato quindi fornito dal metodo c.d. grafologico, che si basa sullo studio della pressione, degli elementi generali della scrittura (ad esempio velocità, continuità, allineamento sul rigo di base, inclinazione, dimensione ecc,) e dei gesti fuggitivi e dal metodo grafonomico che coglie la scrittura nel suo modo di estrinsecazione, cioè come prodotto cerebrale, psichico e neuro-muscolare, nella sua cinematica.

I maggiori studiosi della scienza peritale concordano nel ritenere che la perizia grafica debba essere eseguita con l’uso contemporaneo di tutte le metodologie di indagine, ad eccezione del metodo calligrafico, oggi desueto, in quanto sostituito dallo studio delle componenti dinamiche che danno origine al gesto grafico. Soltanto un elaborato che costituisca il risultato del ricorso alle metodologie di indagine sopra citate, tra esse integrate, è in grado di fornire una risposta attendibile al quesito posto all’esperto.